sabato 14 dicembre 2013

Mi voglio bene?

Guardatevi allo specchio e fatevi la seguente domanda: Mi voglio bene? Questo ci disse il gestore di un corso.

Tra tutte le domande che nella mia vita mi sono posto, questa non pensavo neanche che potesse esistere, in me era talmente chiaro, che non solo mi volevo bene, anche se fisicamente, più di una volta, desideravo essere diverso, ma io mi amavo ugualmente e totalmente. Con mia grandissima sorpresa, alcune persone non se la sentivano di dire sì; ma allora forse altri si davano un sì titubante, che tristezza per loro. Noi ci dobbiamo amare solo per il fatto di esistere, ognuno di noi è qualcosa di eccezionale, siamo uno diverso dagli altri sia fisicamente che psicologicamente, noi non dobbiamo cercare di sembrare quello che gli altri ci aspettano da noi, noi siamo noi e basta. Questo è quello che dovremmo capire, che la nostra unicità ci rende speciali sempre. Non è una forma di egoismo se amiamo per prima noi stessi, anzi, sono convinto, che sia la partenza per poter amare anche gli altri, quindi dobbiamo insistere, guardandoci allo specchio, fintanto che non uscirà da noi, un sì urlato. 

mercoledì 27 novembre 2013

L'Amore

Tutti noi desideriamo amare, è una forza innata che ci spinge a farlo, ma ne siamo veramente capaci?
Diciamo che amiamo la natura, poi la distruggiamo.
Diciamo che amiamo gli animali e li abbandoniamo.
Diciamo che amiamo il prossimo, poi non lo rispettiamo.
Diciamo di amare il nostro partner, poi al primo scoglio lo lasciamo.
Sono solo alcuni esempi, ma la cosa potrebbe continuare, eppure alcune persone riescono ad amare veramente e riescono a far combaciare la parola amore con i fatti, come mai? L’amore vero si modifica con il tempo?
Per me succede questo: Prima che si arrivi ad amare qualcosa o qualcuno, sentiamo che: Ci piace; da questo momento in poi, se approfondiamo la sua conoscenza, nasce l’amore e più conosciamo e più grande sarà l’amore che proveremo. Per conoscere occorre: Tempo, volontà, impegno e costanza. Ora il tempo lo perdiamo a correre e probabilmente anche verso una direzione sbagliata. Le disuguaglianze tra gli uomini aumenta e quindi non stiamo andando nella direzione giusta. Più ci allontaniamo e maggior tempo impiegheremo per ritrovarla. E’ già difficile, oggi, avere una delle tre preogative necessarie, per poter amare veramente e quindi tutte e tre assieme diventa proprio una rarità. E’ questo il motivo per cui non siamo capaci di amare, lo saremmo, ma ora è difficilissimo.

Quando diciamo che amiamo la natura, come potremmo rovinare l’oggetto del nostro amore, cercheremmo di proteggerlo per continuare ad amarlo e così faremmo con tutte le voci che diciamo d’amare, non si rovina mai il nostro Amore, sarebbe come rovinare noi stessi. Desideriamo amare, vogliamo amare? Allora approfondiamo la conoscenza e capiremo se è amore o solo un piacere passeggero.

domenica 27 ottobre 2013

Il silenzio

Una piccola isola sul lago Orta è dedicata al silenzio, le vie sono così intitolate:
Ascolta il silenzio.
Ascolta l’acqua, il vento, i tuoi passi…
Nel silenzio accetti e comprendi.
Il silenzio è il linguaggio dell’amore. Il silenzio è la pace dell’Io.
Il silenzio è musica e armonia.
Il silenzio è verità e preghiera.
Nel silenzio incontri il Maestro.
Nel silenzio respiri Dio.
Vi è inoltre la via della meditazione e che dice così:
Ogni viaggio comincia da vicino.
I muri sono nella mente.
Apri il tuo essere.
Il momento è ora, qui, adesso.
Abbandona l’io e il mio.
Accettati, cresci, matura.
Sii semplice, sii te stesso.
Il saggio sbaglia e sorride.
Se arrivi ad essere ciò che sei, sei tutto.
Quando sei consapevole, il viaggio è finito.
 Il silenzio non tutti sono pronti ad ascoltarlo, siamo troppo impegnati a correre, non abbiamo tempo per nessuno, neanche per noi. Molto spesso il tempo ci sfugge, stiamo facendo una cosa, che, anche se ci piace non la gustiamo, perché stiamo pensando a quello che dovremo fare dopo. Chi non è in pace con se stesso il silenzio non è piacevole, può essere anche angosciante. Prima di godere del silenzio occorre essere in pace con se stessi e questo è molto impegnativo.

La via della saggezza, per poter gustare la vita e gioire. Allora la conosciamo! Molte persone del nostro passato l’hanno compresa e indicata, cosa aspettiamo a seguirla? Almeno proviamoci! Ascoltiamo le parole scritte provenire dalla nostra storia, altrimenti cosa serve l’esperienza? E’ incredibile, diamo retta a dei falsi profeti, poi non seguiamo gli insegnamenti giusti; è vero, per questi insegnamenti, occorre impegno, tanto impegno ed è faticoso, ma non possiamo far altro, se vogliamo divenire saggi. Le strade semplici e l’ingnoranza non portano a nulla, servono solo a peggiorare le situazioni per noi e per l’umanità.

lunedì 14 ottobre 2013

La modestia

La modestia viene comunemente considerata una bella virtù, ma per esperienza personale io non la considero più tale. Sono andato a vedere cosa viene detto sulla modestia e incredibilmente ci sono stati nel passato pareri opposti, chi dice che è virtù e chi invece la considera un difetto.
Aristotele: La modestia non può essere detta una virtù, perché assomiglia più ad una sofferenza che una qualità.
Giovanni Papini: La modestia è la forma più insulsa dell’orgoglio.
Alessandro Manzoni: La modestia è una delle più amabili doti dell’uomo superiore.
Ci sono anche i proverbi sulla modestia e questi propendono a non considerare la modestia una virtù.

Come si vede non c’è accordo ora e neanche nel passato. Io penso che la modestia a livello teorico sia una virtù, ma essa messa in pratica risulta sempre non essere tale. Se il modesto non fa vedere quello che sa fare, nessuno lo sa e il suo sapere diviene spreco. Questo tutto sommato riguarda solo lui, ma quando chiediamo qualcosa ad un modesto, questo comincia a dire che non sa se riuscirà a risolvere il problema, lui ci promette che proverà. Lui però è già a conoscenza della risoluzione, ma fa cadere tutto dall’alto (per modestia) e dopo qualche tempo arriva la soluzione di quanto richiesto, dicendo che è stato difficile, non sapeva se riusciva, ma alla fine ce la fatta. Noi allora non sappiamo come sdebitarci di fronte a tale impegno, ma se il modesto non fosse tale e ci avesse semplicemente detto: Guarda che io conosco la soluzione, basta fare in questo modo, noi non staremmo in pena per giorni e sapremmo come ringraziare, senza sentirci ingrati verso il modesto. Questa è chiaramente la mia opinione, ma suffragata dall’esperienza.  

giovedì 3 ottobre 2013

Le abbuffate

Per anni ho goduto del piacere di mangiare e anche un po’ bere in dolce compagnia. Non è che ciò avveniva molto spesso, ma quando capitava, ero ben contento di partecipare alla festa. Il piacere del mangiare, affiancato alla compagnia, mi riempiva di un senso di gioia che perdurava anche per alcuni giorni. Non mi risulta che vi siano stati studi per esaminare i vantaggi che vi sono dopo una bella mangiata in compagnia, ma solo studi sulle difficoltà che il fegato e altri organi vanno incontro dopo una grande abbuffata. Alcuni anni fa notai un piccolo cambiamento del mio umore il giorno dopo essermi piacevolmente goduto la serata; che strano pensai, sarà stata una coincidenza, non mi sembrava che ci fossero motivi validi per questo cambio di umore, la cosa cominciò a ripetersi ogni volta che esageravo nel cibo. Non poteva più essere un caso, il cibarsi era strettamente legato al mio umore. Per anni l’umore migliorava mentre mangiavo in compagnia e rimaneva buono per alcuni giorni successivi, ed ora dovevo fare i conti con il mio fisico, dovevo prendere atto che negli anni qualcosa era cambiato. Il mio approccio per il piacere della compagnia e della tavola non mi sembravano cambiati, perché questo cambio di umore nei giorni successivi? Che senso aveva? La digestione mi sembrava regolare e allora? La spiegazione, mia trovata, è questa: il nostro cervello per funzionare bene ha bisogno di una serie di sostanze che gli vengono portate attraverso il sangue. Quando ero giovane, anche se mi abbuffavo, il mio corpo riusciva a reagire bene e continuava a servire il mio cervello come se non succedesse nulla, anzi portava sostanze a lui gradite anche nei giorni successivi. Ora, non più giovane, le sostanze che arrivano al cervello, dopo un’abbondante mangiata non sono più le stesse, in qualche maniera porto anche “scorie” e il cambiamento di umore è l’avviso che devo cambiare il mio atteggiamento verso il cibo.    

sabato 21 settembre 2013

La bellezza

Quando giudichiamo bella una cosa? Quando nel vederla ci piace, ci emoziona, sentiamo che essa ci dona qualcosa, che spesso neanche capiamo, ma sentiamo. Certo che i canoni della bellezza esteriore dell’altro sesso sono nel tempo cambiati e ancora cambieranno, ma ci sono bellezze, che nel tempo, giustamente non cambiano e sono quelle che a prima vista rimangono nascoste. Queste bellezze sono mille volte più belle, occorre però andarle a cercare, con impegno e conoscenza. Ecco, siamo al punto, è la conoscenza che ci deve guidare, è lei che deve essere quella che ci deve accompagnare nella nostra vita.
A prima vista il mare è bellissimo, ma la sua vera bellezza è sapere che sotto la sua superficie c’è un mondo intero, pieno di vita, di forme e colori. Pur essendo bella la superficie del mare, non è paragonabile alla sua bellezza nascosta.
La farfalla è bella, il suo volo leggero ci affascina, ma conoscere il suo ciclo di vita: dalle uova, al bruco, alla crisalide ed infine alla meravigliosa farfalla ci riempie di gioia, riusciamo a vedere la sua bellezza più profonda e poi siamo solo noi umani che possiamo cogliere questa meraviglia, non solo con gli occhi, ma con tutto il nostro essere.

Gli esempi possono essere tantissimi: dalle nuvole, alle rane, agli alberi, ai semi, al nostro corpo, tutto diviene meraviglioso se cerchiamo di vedere oltre e questo, ripeto, si può vedere solo con la conoscenza. Noi tutti possiamo accedere ad essa, basta solo impegno, e il resto avverrà da solo e potremo così godere della meravigliosa bellezza che sta dietro alla bellezza di facciata.

giovedì 12 settembre 2013

Simbiosi

La nostra storia ebbe inizio quando comparve all’interno della nostra testa un gruppo di cellule nervose; praticamente formarono un nuovo organo che doveva integrarsi con il corpo già esistente e questo viene comunemente denominata “corteccia celebrale”. E’vero che questa aggiunta è relativamente recente, ma è altrettanto vero che non è ancora perfettamente integrata al nostro corpo: sembra che essa vivi in simbiosi con noi, uno non può vivere senza l’altro, ma spesso uno vuole andare in una direzione e l’altro nella direzione opposta. Questo nuovo organo si è attaccato ai vecchi esistenti, non li ha sostituiti e questo ci crea molti problemi. Nei nostri primi mesi di vita,  questo gruppo di neuroni decide con chi mettersi in contatto diretto, noi viviamo nel mondo che lui vuole, poi man mano che cresciamo, il suo mondo deve fare i conti con il mondo reale e qui comincia la convivenza con questo “essere” che spesso risulta difficile. Prima avevamo l’istinto, sapevamo esattamente cosa fare, ora invece, i pensieri che escono dalla corteccia celebrale sono talmente alti che faticano ad accettare un corpo fisico. Questo gruppo ci indicherebbe la cosa giusta da fare e il corpo invece insegue i propri istinti, che continuano ad essere gestiti dalla parte vecchia del cervello e qua che si innescano competizioni tra loro. Ai figli bastava insegnare come procurarsi il cibo e come fare attenzione ai pericoli e ora le cose sono divenute complicatissime. Questo “organo” vorrebbe apprendere più cose possibili, ma il corpo ha altre esigenze. Delle volte ci fa soffrire senza che ci siano delle ragioni chiare, oggettive; in altre occasioni ci dice che siamo ammalati e il nostro corpo ci crede. Il corpo desidera tenersi attivo e la mente lo spinge a rischiare la vita, insomma è una lotta continua, tra la struttura precedente e quella nuova. Speriamo che con il passare del tempo questo nuovo organo si integri maggiormente con il nostro corpo in modo che questa convivenza sia più piacevole; per ora dobbiamo aver volontà e consapevolezza per far sì che queste due entità trovino un accordo.  

lunedì 9 settembre 2013

Ottimisti o pessimisti?

Di fronte ad un evento tutti noi lo giudichiamo con la nostra visione personale, senza guardare qual è la verità vera dell’evento. Una mia carissima amica mi raccontò questa bellissima storia, molto significativa su come agiamo di fronte a degli eventi senza avere un vero riscontro con la realtà. Un padre aveva due figli, un pessimista ed un ottimista, qualsiasi cosa che capitava loro nella vita, il loro approccio non cambiava, anzi veniva rafforzato per entrambi. Stanco di vedere questa situazione cercò di studiare il modo per fare cambiare idea ad entrambi. Il pessimista era amante dei trenini in miniatura e l’ottimista era amante dei cavalli. Il padre preparò una stanza piena di trenini, con stazioni, passaggi a livello, macchine che passavano sotto i ponti dei trenini, insomma era un capolavoro. Preparò poi una stanza piena di sterco di cavallo; ed accompagnò i rispettivi figli alle camere, chiaramente il pessimista a quella dei trenini e l’altro davanti alla camera dove l’aveva riempita di sterco, nella speranza che finalmente divenissero più neutrali di fronte agli eventi e se ne andò. Mentre si allontanava udì un grido di gioia provenire dalla stanza dei trenini e silenzio assoluto dall’altra. Pensò che finalmente era riuscito nell’intento e si allontanò felice. Dopo circa un’ora, volle vedere il cambiamento che era riuscito a fare sui figli e si avviò nella camera dei trenini e vide una cosa inaspettata, il figlio era accovacciato e piangeva, chiese il perché di tanta tristezza e lui disse che era preoccupato per quando qualche trenino si fosse rotto. Andò di corsa per vedere l’altra camera e vide il figlio che canticchiava e con un badile spostava lo sterco. Non era possibile, cosa aveva per essere felice? Aveva solo sterco e quando gli pose la domanda, rimase di stucco. Il figliuolo ottimista rispose che di fronte a tanto sterco ci doveva per forza essere un cavallo. Questa storiella la dice lunga su come noi dovremmo affrontare la vita, mai con pessimismo, non possiamo pensare che capiti sempre qualcosa di negativo, quando ci capiterà vedremo come affrontarla ed eventualmente cercarla di trasformarla in positivo. 

lunedì 26 agosto 2013

Il mare

Ero su uno scoglio ad un centinaio di metri dalla spiaggia, nessun rumore proveniva da essa, ero io e il mare. Ascoltavo il mare, desideravo ascoltare, come delle volte ascolto le vite che mi sono attorno e vivo quei momenti con piacere, in quanto loro sono i miei compagni di viaggio in questa vita, questo è quanto sento. Il mare e la mia mente si sintonizzarono, mi sembrava sentire una voce che diceva: Io sono qui da milioni di anni e per altri milioni ci sarò, io faccio ciò che devo e tu uomo fai ciò che ti è richiesto? Mi inquini, ebbene, sei solo tu e le altre creature che vivono qua a rimetterci, io passato qualche migliaia di anni torno come prima e forse tu non ci sarai. Anche la roccia volle dire la sua: Io ho miliardi di anni, io assieme all’aria, al sole e all’acqua desideriamo che tu viva, sei l’unica creatura che ci  può comprendere, noi ti sosteniamo, ma tu sei un essere libero e come tale puoi scegliere la strada che vorrai percorrere; sappi comunque che noi eravamo qua molto prima di te e ci saremo anche dopo. Mentre il mare continuava a rumeggiare, mi sentivo integrato con gli elementi che mi circondavano e mi dicevano che io, ero loro messi assieme perché io esistessi. Sul momento non capii, ma poi ricordai cosa pensava Empedocle su tutto quello che esisteva al mondo; vi erano quattro elementi base: fuoco, terra, aria, acqua. Era vero, ero attorniato da quegli elementi ed io sono “costruito” come mi dicevano.

mercoledì 21 agosto 2013

Perché stiamo perdendo il "perché" di ogni cosa?

Per quale motivo non chiediamo più il “perché” di ogni cosa, come da bambini? Lo chiedevamo ai nostri genitori, agli amici, agli insegnanti, chiudevamo sempre risposte a qualcuno, finché non abbiamo imparato a trovarle da soli, sui libri e poi…Poi molti hanno smesso di porre domande a sé e agli altri; crediamo forse, noi adulti, di conoscere già tutto? O siamo divenuti presuntuosi al punto che non vogliamo più chiedere niente a nessuno? Entrambi i casi mi sembra un atteggiamento sbagliatissimo: ogni giorno e ad ogni ora avremmo delle domande da porci… Allora facciamocele queste domande! Se da soli non siamo in grado di risponderci, non sentiamoci in imbarazzo nel chiedere e delle volte esigere delle risposte dagli altri. Evitare di porsi un milione di domande, fa parte del crescere; imparare a conoscere, non significa conoscere tutto, ma distinguere ciò che si può o si vuole conoscere, ma alcune domande le dobbiamo continuare a fare per vivere meglio. Un nostro collega di lavoro si comporta, verso noi, in un modo che ci disturba, dobbiamo chiedergli la ragione e pretendere risposta, altrimenti l’incomprensione aumenterà. A maggior ragione dobbiamo pretendere adeguate risposte con chi ci vive accanto, il non affrontare i perché, nel tempo, la situazione può solo peggiorare. Nel caso siamo attratti da qualcosa di particolare, chiediamoci il perché, informiamoci, studiamo, facendolo ci sentiremo più completi, l’uomo ha bisogno di conoscere, è la molla che ci ha portato fin qua, non possiamo bloccare la spinta che è innata in noi, non possiamo andare contro la nostra natura. Io credo che si è giovani non per semplice età anagrafica, ma fintanto che, delle cose attorno a noi, come i bambini, ci si chiede: “Perché”?    

sabato 10 agosto 2013

L'uomo è creatore?

Può l’uomo creare dal nulla qualcosa? Mentre costruisce un oggetto, che prima non esisteva, lo ha creato? No! Mentre lo costruisce non sta creando nulla, sta solo trasformando qualcosa in altro, lui prende la materia esistente e la trasforma.
L’uomo però riesce ad essere creatore quando pensa, prima il suo pensiero non esiste, poi dal nulla, eccolo comparire e riesce a comunicarlo anche ai suoi simili mediante l’uso della parola o della scrittura.
L’uomo spirituale ha creato qualcosa che, tutto sommato, non servirebbe a molto, i pensieri rimarrebbero nella nostra testa o rimbalzerebbero tra una mente e l’altra per mezzo della parola, senza portare a nulla; è noto a tutti la famosissima disquisizione sul “sesso degli angeli”.
E’ dalla nostra mente materiale che escono i pensieri creatori, è dall’unione dello spirituale e del materiale che nasce qualcosa. Queste due forze separate non concludono nulla, ma assieme hanno una potenza straordinaria e possono fare grandi cose.

Non siamo esseri creatori, ci serviamo della materia già esistente, ma l’”imput” iniziale è di pura creazione.   

mercoledì 7 agosto 2013

Da dove si può partire?

E’ interessante guardare nel passato, non tanto dal punto di vista personale (questo lo facciamo anche troppo) ma per vedere quali e quanti cambiamenti sono avvenuti nel nostro modo di pensare.
Quando eravamo piccoli gli adulti ci sembravano dei giganti; dovevamo loro solo obbedienza e ci dicevano, inoltre, che non potevamo capire, che eravamo troppo piccoli.
Il tempo per crescere non passava mai, noi come persone non esistevamo, eravamo sempre e solo figli di qualcuno.
Nell’adolescenza nessuno ci capiva e ogni problema diveniva per noi un dramma.
Finalmente adulti, per fortuna; alla nostra generazione il lavoro non mancava e così c’era la “libertà”, nel vero senso della parola. Senza la libertà economica è difficile essere liberi. Quanti di noi l’avevano capito? Non lo so!
Man mano che crescevamo, facevamo un elenco degli errori chi i grandi facevano nei nostri confronti e ci ripromettevamo che noi, mai e poi mai, avremmo fatto gli stessi errori, stavamo troppo male quando i grandi agivano in quel modo.
Non avremmo fatto quegli specifici errori, ma ne abbiamo fatto molti altri. E’ vero non abbiamo fatto più guerre  in Europa, molti uomini hanno detto e scritto che si vergognavano di appartenere alla razza umana tanto erano state le atrocità. Tecnologicamente abbiamo fatto passi da giganti, ma nel complesso la società non è migliorata di molto e non è certamente più felice.
Da dove si può partire per una società più giusta? Dai giovanissimi? Dai bambini? Dalle famiglie? Da chi detiene il comando?

Perché aspettare gli altri, cominciamo noi, cerchiamo di essere migliori in ogni momento della giornata e forse, qualcosa cambierà…..  

giovedì 1 agosto 2013

Andare avanti

Ci hanno sempre insegnato che occorre sempre andare avanti, mai fermarsi, “chi si ferma è perduto”. Questo motto, a forza di sentirlo ripetere, è divenuto per tutti noi una verità, ma per la mia esperienza se agiamo in questo modo nella vita commetteremo un sacco di errori. Non si può avanzare senza sapere da che parte andare, occorre prima guardarsi attorno e poi decidere da che parte andare. Nella nostra vita non abbiamo un’unica strada davanti a noi, spesso ci sono degli incroci e allora è meglio fermarsi e guardarsi attorno. Non sappiamo quanto tempo occorra per scegliere al meglio la nostra direzione, ma non importa, noi dobbiamo fermarci, anche perché quasi sempre il tornare su i propri passi non è possibile. E’ nel momento che ci fermiamo che riusciamo ad apprezzare quello che abbiamo e le persone che ci sono accanto, quindi, quando noi avremo valutato al meglio la direzione che vogliamo prendere possiamo avanzare e non “andare avanti”a tutti i costi.  

lunedì 22 luglio 2013

Condividiamo

Quante ore ho passato per trovare il modo di incontrare persone che potessero condividere i miei modi di sentire la vita per cercare di renderla sempre più piena e piacevole; ma ai miei tempi non c’erano molti modi di allargare la cerchia delle conoscenze. C’erano, e purtroppo ci sono, tanti mondi separati che non si incontrano per la diffidenza degli uni verso gli altri, per l’eventuale sofferenza che deriverebbe da una delusione verso l’altro: così facendo si precludono però ulteriori soddisfazioni e una crescita di conoscenza che è pane per il nostro spirito.
Non ho mai perso la speranza e poco tempo fa sono riuscito a fare pubblicare su un giornale locale il seguente articolo:
GETTIAMO UN PONTE FRA LE GENERAZIONI
Cercasi giovani e giovanissimi per comunicare con giovani o giovanissimi su temi riguardanti scienze, tecnologia, astronomia, astrologia, musica, lettere e tanto altro. Si offre disponibilità di dialogo in un rapporto generazionale oggi inconsueto: non un dialogo professori-studenti, ma un dialogo basato sul desiderio prettamente umano di comunicare esperienze, pensieri, conoscenza. L’istruzione istituzionale mira piuttosto a farci sapienti che a farci saggi. Non possiamo più accettare passivamente la costruzione di muri virtuali tra una generazione e l’altra dovuti a questa società (che poi siamo noi); si vive blindati, ognuno nel proprio microcosmo; i vecchi, non più produttivi, confinati nei loro centri, la generazione produttiva, che non deve pensare ma solo produrre, blindata al lavoro, e gli uomini del domani chiusi troppo spesso nel vizio del consumismo, della vita cieca e senza domande. Noi meno giovani vorremmo rompere questi ghetti parlando con voi giovani di ciò che vi interessa; abbiamo più tempo, possiamo impegnarci in ricerche, studi, possiamo approfondire qualunque argomento, possiamo usare questo tempo anche a vostro favore. Si accetta qualunque suggerimento utile che possa modificare lo stato attuale.
P.S. Si è giovani non per semplice età anagrafica, ma fintanto che, delle cose attorno a noi, come i bambini, ci si chiede: “Perché?”
Sapete in quanti hanno aderito a questo accorato appello? Zero, nessun giovane o meno giovane ha risposto a questa iniziativa. Per fortuna ora c’è internet ed è possibile “lanciare” i pensieri in rete e trovare all’ascolto una platea immensa senza età, razza o estrazione sociale che volendo può condividere un modo di sentire e vivere la vita ed allargare così il nostro orizzonte.

martedì 16 luglio 2013

La casa

L’uomo possiede una facoltà misteriosa, imprevedibile, non gestibile, ma superlativa: l’intuito; molti anni prima della scienza, l’uomo intuisce grandi verità che si trasmette nel linguaggio comune.
“Il riso fa buon sangue”mi sento l’acquolina in bocca”, “sento i morsi della fame”,” la mangerei con gli occhi”, è una tale ingiustizia, che mi “sento ribollire il sangue”, questa sì, che è una “casa viva”.
Sono alcune delle affermazioni di uso comune, apparentemente solo espressioni abbastanza colorite, ma in loro c’è la verità.
Nei reparti pediatrici degli ospedali, e non solo, è stata introdottala “terapia del sorriso”: nel divertirsi si fa buon sangue, si guarisce prima.
Quando vediamo un cibo che ci piace, il nostro cervello manda un segnale alle ghiandole salivari e queste immediatamente producono più saliva: ecco l’acquolina in bocca.
Se smettiamo di mangiare, il cervello e il cuore, che devono comunque funzionare, non sentono ragioni e allora scatta l’allarme del cibo: le sostanze nutritive vengono prelevate ovunque si trovano, veniamo morsicati dall’interno.
Appena stiamo per mangiare un cibo, (chiaramente già assaggiato in precedenza) i nostri occhi informano il cervello sul tipo di cibo e sulla quantità che stiamo per imboccare. Il nostro stomaco è già pronto con gli enzimi giusti e con la quantità giusta, quindi noi veramente mangiamo anche con gli occhi.
Di fronte ad una palese ingiustizia, il cuore aumenta i suoi battiti, la pressione sanguinea aumenta proprio come se il sangue cominciasse a bollire.
La casa può essere viva? Certamente non viva in senso biologico, come per gli esseri viventi. La casa però nasce, “ vive”, invecchia, muore. Nasce, invecchia, muore, credo sia una realtà inconfutabile. E’noto che le case non abitate deperiscono in fretta: anche se si aprono le finestre, per dare aria, la situazione può migliorare, ma non è risolutiva. Quando abitiamo la nostra casa la modifichiamo quasi di continuo, perché anche noi cambiamo continuamente. Se i residenti sono anziani, noi, già prima di entrare percepiamo un senso di gravità; è per questo che, credo, ci sia un interscambio di energia tra l’uomo e la sua casa. Non è  una verità dimostrabile, ma come abbiamo già visto tante volte nella storia e nel linguaggio, la nostra intuizione si è dimostrata vera.    


La rosa

Proporrei la rosa come fiore simbolo della attuale società. Negli anni l’uomo le ha selezionate e impollinate volontariamente per ottenere rose sempre più belle sia nei colori che nella forma. E’ stato bravo, ora abbiamo solo l’imbarazzo delle scelta, ma mentre eseguiva tutte queste operazioni, secondo me, tralasciava la peculiarità principe della rosa stessa: il profumo. Per trovare una rosa profumata sono dovuto andare presso un coltivatore di rose antiche e mi ha venduto una rosa “inglese”, è possibile che per avere una rosa profumata ci si è dovuto rivolgersi agli Inglesi? Mi sembra che un fiore non possa essere più rappresentativo della nostra società attuale della rosa, essa deve essere bella e colorata, la sostanza profumata persa e così devono essere i membri di questa società: belli e giovani, la sostanza si sta perdendo, praticamente non conta più. Penso che occorra che noi cominciamo a considerare i veri parametri della vita e lasciare andare quelli superficiali, questi non porteranno a nulla, noi siamo parte integrante della Natura, non possiamo allontanarci troppo da essa, sarebbe la nostra fine.

mercoledì 19 giugno 2013

Per caso o per scelta?


Noi siamo quello che siamo per caso o per scelta? A prima vista sembrerebbe dare ragione al caso, anche perché è di uso comune affermare che siamo nati per caso, abbiamo incontrato tizio per caso, abbiamo scelto quella scuola per caso, per caso ho incontrato l’amore della mia vita, insomma sembra proprio che la nostra vita scorra sugli eventi dati dal caso. A mio avviso le cose non stanno in questo modo, il “caso” è la conseguenza di scelte fatte più o meno consapevolmente e non la ragione principe della nostra vita. Noi nasciamo per “scelta” dei nostri genitori (anche se delle volte, purtroppo, la scelta è di uno solo) e non solo, l’ovocita, tra migliaia di gameti maschili che vogliono entrare, ne sceglie uno, poi chiude di nuovo l’entrata ed è da questa scelta che deriviamo noi; se avesse scelto un altro gamete, ci sarebbe un altro al posto nostro. Vi sembrerà, al momento, una cosa di poco conto, ma se ci pensate bene, il vivere per caso è abbastanza riduttivo e avvilente, ma il vivere per scelta può cambiare radicalmente la nostra prospettiva. Da piccoli i nostri genitori scelgono per noi il cibo, gli sport, la scuola, poi man mano che cresciamo le scelte sono sempre più condivise fino a divenire quasi autonome. Il comprendere che siamo noi, con le nostre decisioni, prese giorno dopo giorno, nell’arco della nostra vita ad essere quello che siamo, ci dà la possibilità di cambiare direzione, se la strada che stiamo percorrendo non ci piace, ma nello stesso tempo, in questo modo, aumentano anche le nostre responsabilità, un conto è vivere pensando che sia il caso a condizionarci la vita e un conto è pensare che noi siamo gli artefici di ciò che siamo. Homo faber sui.  

lunedì 17 giugno 2013

L'abbraccio


Noi umani possiamo eseguire un gesto altamente significativo per il ricevente e che non ci costa nulla, eppure siamo molto restii a farlo spesso è: un abbraccio. Certo lo facciamo in tante occasioni, perché esso ha assunto, a differenza delle parole, vari significati. Abbracciamo i bambini per dimostrare il nostro affetto, facciamo lo stesso gesto quando un nostro compagno raggiunge una meta, sempre con l’abbraccio vogliamo fare sentire la nostra vicinanza ad un dolore o vogliamo dimostrare l’amore che ci lega al prossimo. Ci sono poi gli abbracci di chi finge di abbracciarti e in realtà ti pugnala, quello freddo e di consuetudine che, per le emozioni sterili che lascia, è peggio di un distacco e quello che ti abbraccia per non trasmettere qualcosa di positivo, ma per trattenerti a sé e non per lasciarti andare. Questi sono falsi abbracci e prima o poi li dovremo abbandonare se vogliamo crescere come uomini. Sarà un tempo lontano? Spero di no! Nel frattempo, secondo me, noi non dovremmo aspettare le “occasioni”, lo dovremmo fare spessissimo e in silenzio. E’ così piacevole abbandonarsi ad un abbraccio senza secondi fini, non ci sono controindicazioni e allora perché non lo cominciamo a fare ogni volta che ci capita l’occasione?  

mercoledì 12 giugno 2013

Il cardellino


Sto guardando e ascoltando da qualche minuto un cardellino che si trova su di un ramo di  glicine molto vicino alla mia finestra, è magnifico, non devo fare nessun movimento se desidero ancora ascoltare il suo melodioso canto. Sento più lontano il gracchiare di una cornacchia e i miei occhi si girano verso lei, che “brutta”, un attimo fa i miei occhi si deliziavano nel vedere un uccellino tutto colorato, e così le mie orecchie ascoltavano con piacere un canto delizioso e ora vedono la cornacchia: grigia e nera che ha anche un “canto”stridulo e brutto. E’ incredibile il nostro condizionamento mentale, guardiamo sempre la vita che ci è attorno come se noi fossimo gli imperatori dell’universo, è vero siamo stati buoni, abbiamo salvato tutte le specie animali esistenti dal diluvio, ma non possiamo sempre considerarci i padroni della terra, è ora di finirla con questa storia, cominciamo a rispettare ogni forma di vita che c’è sulla terra. Non possiamo uccidere i piccoli della foca per farci pellicce, non possiamo uccidere gli elefanti per le loro proboscidi e farne dei monili! Noi stiamo facendo un percorso verso un “qualcosa” e lo facciamo assieme a tutto ciò che esiste qua sulla terra e se abbiamo più intelligenza, adoperiamola, non continuiamo a pensare che il tutto sia a nostra completa disposizione.

giovedì 6 giugno 2013

Fiori


Tutti riconosciamo nei fiori delle bellissime opere d’arte, li amiamo talmente tanto che essi ci accompagnano per tutta la nostra esistenza. Appena nati, a nostra madre vengono donati fiori e questo si ripeterà per ogni avvenimento significativo della nostra vita fino alla nostra morte e anche oltre. Ad ogni singolo fiore abbiamo dato anche un significato psicologico e per questo dobbiamo fare molta attenzione quando desideriamo regalare dei fiori a qualcuno. Ci sono spendide leggende che accompagnano il loro nome; ricordo quella dei non ti scordardi me:  mentre Dio stava dando il nome ad ogni pianta, a lavoro ormai ultimato, sentì un vocina provenire dal prato che diceva: «Non ti scordare di me…», perché il povero fiore azzurro, piccolo tra alti fusti, era passato inosservato e rimasto senza nome. Così Dio disse: «Questo sarà il tuo nome» e da allora li chiamiamo nontiscordardimé.
Le piante, però, hanno cominciato la loro esistenza senza fiori. E’ stato con la nascita degli insetti che si sono evolute, creando fiori che potessero attirarli così da essere fecondate, senza affidarsi solo al vento. E’ grazie all’evoluzione piante-insetti che esiste una così grande varietà di fiori dei cui colori, forme e profumi possiamo godere; cerchiamo di ricordarlo, quando davanti ad un insetto ci ritraiamo quasi disgustati per quello che riteniamo, sbagliando, la sua bruttezza.

lunedì 3 giugno 2013

La paura


L’altra sera ero davanti al camino, guardavo le lingue del fuoco, ascoltavo gli scricchiolii della legna, assorbivo con piacere il calore che emanava e la mia mente vagava indietro nel tempo, quando noi umani temevamo il fuoco. La paura di allora si è trasformata in un piacere, semplicemente perché oggi conosciamo cos’è. Quante nostre paure, con il passare del tempo non sono più tali! Temevamo che il sole, una volta tramontato, dovesse lottare per risorgere e se avesse perso la battaglia? La paura, che era necessaria per salvarci la vita, sta divenendo, per noi, un problema. Ora che non temiamo la natura, le bestie feroci, il mare, ma chiaramente conosciamo il pericolo e ci avviciniamo a loro con rispetto, abbiamo sempre più paura, purtroppo giustamente, dei nostri simili. E’ una paura atavica, Caino uccise Abele, ma dobbiamo pur progredire, abbiamo fatti passi enormi verso la conoscenza e nessuno verso il nostro simile. Incredibile!  Mi sembra che le paure di oggi riguardano noi stessi e il rapporto nostro verso gli altri, abbiamo paura della morte, non vogliamo più invecchiare e diffidiamo del nostro simile perché “conosciamo” gli eventuali pericoli che possono derivare da loro, ma non è una vera conoscenza sull’umanità; quando avremo compreso il nostro ruolo nell’universo penso che anche queste paure scompariranno.

venerdì 24 maggio 2013

L'albero


Guardo un albero e vedo in lui alcune cose molto interessanti, prime fra tutte, il fatto che collega i tre mondi: il mondo dei morti con le sue radici, quello terrestre con il tronco e i cieli con la punta in una unica entità, chissà se ne è consapevole? Vedo anche che i suoi rami vanno sempre verso il cielo, a livello fisico conosco la ragione; ogni cellula possiede un dispositivo come i nostri otoliti che abbiamo nelle orecchie e riescono così ad orientarsi verso l’alto, ma io vedo in questo anche un insegnamento. L’essere  umano è  riuscito ad assumere la posizione verticale e allora deve sì stare con i “piedi in terra”, ma nel contempo tendere la parte più nobile che ha, cioè il suo pensare, verso l’alto. Inoltre, quando nella vita ci capita di essere piegati dagli eventi, non dobbiamo abbatterci più di tanto, dobbiamo fare come gli alberi che anche se piegati, la cima, nel crescere, torna a svettare verso l’alto.

venerdì 17 maggio 2013

Il nome


Quanta importanza ha il nome sul nostro destino? Per chi studia numerologia ne ha tantissima, fanno anche esempi di persone che hanno avuto successo dopo aver usato uno pseudonimo. Alcune popolazioni, nel passato usavano avere due nomi, quello vero lo conoscevano solo i famigliari più stretti e l’altro era per i rapporti esterni. Loro erano convinti che conoscendo il nome vero di una persona, questa fosse alla loro mercé. Certo, alcuni nomi, ci richiamano immediatamente il personaggio noto, ma mi sembra che non si vada oltre; di Leonardo, ad esempio benché migliaia di persone abbiano questo nome, è rimasto solo lui. Io penso che il proprio nome, ci debba piacere e se proprio non riusciamo ad accettare il nome che i nostri genitori ci hanno dato, si può cominciare ad usarne un altro e se quest’ultimo ci piace, basta andare in tribunale e cambiarlo. Non siamo obbligati a portarci appresso un nome che per noi è una croce. Le cose che si possono cambiare per facilitarci la vita, cambiamole!   

venerdì 10 maggio 2013

Gemma dormiente


Gemma dormiente, due sole parole che richiamano nella nostra mente una pietra preziosa nascosta in una grotta da secoli e pronta per essere portata alla luce, o una fanciulla delle favole addormentata che aspetta il principe azzurro che la baci per farla tornare a vivere. L’immagine che invece reca alla mia mente è qualcosa di altrettanto fantastico e molto verosimile al richiamo delle parole. E’ una gemma di una pianta, presa nel mese di agosto e messa a dimora su un’altra della stessa specie: ebbene lei passa circa sette mesi dormendo, poi arriva il sole primaverile e lei comincia a svegliarsi aprendosi a fiore. La cosa sorprendente è che il ramo e l’albero che deriveranno da essa avrà le stesse caratteristiche della pianta da cui è stata prelevata e non dove è stata inserita. Come avrà fatto l’uomo a scoprire questa eccezionale proprietà delle piante?

mercoledì 1 maggio 2013

Guerra vinta

Sono passati dieci giorni da quando è iniziata la mia battaglia contro degli esseri subdoli che volevano impossessarsi del mio corpo; per fortuna  migliaia di altri esseri umani erano al mio fianco, consegnandomi le armi per combatterli e finalmente ho vinto la guerra. Con questi esseri non si può fare armistizii, o si vince o si perde; il fatto è che non si perde solo l’onore, ma si perde la vita. Negli anni ho combattuto decine di queste guerre, ma fino ad oggi, non ho mai avuto il tempo di assaporare le vittorie, ero troppo preso dalla frenesia della vita, non mi ero ancora ripreso completamente che già ero sommerso dalla realtà quotidiana. Questo sentirmi abbandonato dal Io, mentre fisicamente  combattevo per salvare il mio corpo, è stato veramente salutare: mi ha fatto comprendere bene che abbiamo un corpo fisico, ed è questo che dobbiamo accudire e proteggere sopra ogni cosa. Non dobbiamo mai e poi mai mettere a rischio  la nostra incolumità, sia per noi che per i nostri familiari. Ho compreso che l’Io, o il Super Io, entrano in funzione se il corpo è sano, altrimenti…


sabato 20 aprile 2013

Proserpina


Ancora alcuni giorni e Proserpina potrà tornare sulla terra a dispensare messi e fiori dai vari profumi e forme. Resterà con noi per sei mesi, poi tornerà agli inferi da Plutone che l’aveva rapita per farla sua sposa. Il dolore di Cerere (sua madre) fu talmente grande che fece arrivare l’inverno. Intervenne Giove che decise per Proserpina la permanenza agli inferi per sei mesi all’anno e per gli altri poteva risalire sulla terra, dispensando fiori a volontà. Fu così che nacquero le stagioni. Pochi sanno che Proserpina fece nascere dei bellissimi fiori colorati anche nelle viscere della terra, sono i cristalli di quarzo, le ametiste, gli smeraldi, i rubini, i topazi, le acque marine e i diamanti, questo è quanto ci ha tramandato una leggenda sarda.

giovedì 18 aprile 2013

Esseri ipnotizzatori


Da una settimana sono sotto attacco da un esercito di esseri ipnotizzatori: hanno fatto scappare il mio Io, il super Io, l’ES e quant’altro. Sento che c’è ancora il mio corpo e che guarda l’orologio per poter assumere le medicine, fare i fumenti, cercare di riposare e mangiare qualcosa. Parola grossa il mangiare, non si sentono neppure i sapori! Esseri invisibili e potentissimi hanno ipnotizzato e convinto milioni di mie cellule a lavorare per loro; se non fosse il mio corpo a soffrire sarebbe anche affascinante il suo modo di combattere, ma non posso dargliela vinta. Io, Super Io, ES, che quando sto bene mi spingete anche ad essere prepotente verso gli altri, perché in questa settimana siete scappati e non avete combattuto al mio fianco? Per mia fortuna era “solo” una bronchite, se fosse stato qualcosa di diverso, sareste ritornati a trovarmi? Non dovreste essere voi a sostenere il corpo fisico? C’è qualcosa che non mi è chiaro, la parte più alta dell’uomo che fugge al cospetto dei virus? Questa settimana mi sono sentito abbandonato da voi e non è una sensazione piacevole; questa notte poi avete superato ogni limite, mi avete svegliato mentre stavo discutendo con i miei vecchi soci di circa ventanni fa, il risveglio è stato lunghissimo, non volevate che prendessi coscienza che erano passati tanti anni ed era anche finita bene, i virus hanno colpito anche voi? Voglio vedere cosa mi racconterete quando sarò guarito!

mercoledì 10 aprile 2013

La pioggia


Sembra che ci siano due tipi di pioggia, quella che arriva in inverno e primavera e quella estiva, autunnale. La prima ci rende riflessivi, quasi malinconici, la seconda ci carica di energia. L’acqua estiva o invernale, chimicamente è uguale, i tecnici ci dicono che quando piove aumentano gli ioni nell’atmosfera, questi interagiscono con il nostro corpo ed è per questo che cambiamo umore. Non mi risulta che ci siano ioni estivi e ioni invernali e allora? Credo che l’uomo nasca dalla Natura, fa parte di lei, non è un elemento fuori da essa, come spesso pensiamo quando la sfruttiamo; è per questo che dall’interno di noi nasce la partecipazione alla vita sulla terra e sentiamo il bisogno della pioggia, come lo sentono le piante in estate e in autunno quando il terreno diviene arido.

domenica 7 aprile 2013

Adesso vediamo


“Adesso vediamo”. E’ una risposta che sembrerebbe, a prima vista, il non rispondere, per non prendersi le proprie responsabilità, invece può divenire un interessante stile di vita. Parecchi anni addietro, un mio amico mi disse che dava questa risposta alle sue figlie, quando la risposta che avrebbe potuto dare in quel momento sarebbe stata negativa. Quasi sempre veniva incolpato di non prendere subito una posizione netta, in parte era vero: sul momento evitava però spiacevoli discussioni, ed era già qualcosa, ma spesso succedeva che, con il passare del tempo, le cose evolvevano in modo tale che, il “quasi no” di allora non serviva più, perché nel contempo i fatti avvenuti di seguito l’avevano reso superflo. Io, da allora, ho cercato di usare “questo motto” come risposta, in tutti i casi possibili: dagli inviti a cena, ad una proposta di viaggio, sul lavoro, ecc, ho evitato così molte discussioni iniziali, poi era il tempo che spesso si incaricava di dipanare la matassa e mi prospettava la soluzione su un piatto d’argento.

mercoledì 27 marzo 2013

vizi capitali


Quanto è stato scritto su queste devianze che distruggerebbero l’anima umana! Già Aristotele li definì “abiti del male”, poi i primi Cristiani li analizzarono e ne classificarono nove, che divennero poi sette, come lo sono tuttora e chiamati: ”Peccati capitali”.Cosa potrei aggiungere o togliere a quanto detto e scritto in tutti questi secoli da menti eccelse? Eppure qualcosa in merito mi sento di dire, perché le condizioni della società moderna sono cambiate moltissimo e loro non avrebbero potuto neanche lontanamente immaginare cosa sarebbe potuto accadere accadere.
Ai sette peccati capitali, io ne aggiungerei due; e più precisamente: il pressappochismo e i qualunquismo.
Nel passato, una persona superficiale non poteva arrecare nessun danno, al massimo veniva considerato sempliciotto e tutto finiva lì. Attualmente le cose possono essere molto diverse, la nostra società è complessa, ha molte ramificazioni, un’azione sbagliata può portare conseguenze gravi per migliaia di persone. Ad esempio: il figlio di un imprenditore, che si trova a capo di un’azienda, perché ereditata, o per grosse raccomandazioni ricevute ed è un “superficiale”, prenderà decisioni tanto per prenderle, o non le prenderà. In poco tempo l’azienda fallirà e migliaia di famiglie soffriranno a causa sua. Non è solo teoria, purtroppo è già capitato.
Il qualunquismo, è un atteggiamento di un movimento nato nel secondo dopo guerra di disinteresse verso i partiti e un prevenuto giudizio negativo verso le istituzioni pubbliche. Tale atteggiamento si è nel tempo espanso, come numero, ma la cosa più grave è che tale credo di disinteresse ora riguarda tutto e tutti. Immaginatevi quali danni possono fare questi tipi di persone alla società, quando arrivano al comando; loro ci arrivano facilmente, una spinta qua, una là e avanti.
Come vedete queste due categorie di persone non appartengono a nessun tipo di peccatori catalogati nel passato; sono due tipi di “peccatori sociali” che dobbiamo, non solo isolarli, ma  dobbiamo combatterli per proteggere la nostra società.

giovedì 21 marzo 2013

La gratitudine


Dovremmo smettere di sentirci in colpa perché non riusciamo ad essere grati verso qualcuno che ci ha fatto una cortesia. La cortesia verso qualcuno viene fatta senza nessun tornaconto, né materiale, né spirituale; altrimenti sarebbe un contratto di scambio tra le parti. Questo non vuol dire che non dobbiamo essere grati a nessuno, ma vuole semplicemente dire che, se proviamo questo sentimento, bene, altrimenti, bene ugualmente.
Aristotele diceva che: ”La gratitudine invecchia presto”. Lasciamola pure invecchiare, non dobbiamo certo sforzarci di avere questo sentimento, ci creerebbe solo sensi di colpa, a noi dannosi.
La gratitudine, secondo me, è un sentimento bellissimo e gratuito. Mentre siamo grati a qualcuno o a qualcosa dobbiamo gioire nell’essere noi i destinatari di ciò che ci accade e non pensare a come potremmo ricambiare, sarebbe la fine della gratitudine. Mettiamo, ad esempio che Tizio faccia beneficenza a Caio, ebbene tizio non può aspettarsi gratitudine da Caio, non sarebbe, il suo, un gesto disinteressato. Caio non deve sentirsi in colpa se non sente gratitudine e neanche deve pensare a come poter ricambiare la beneficenza ricevuta.
Noi possiamo essere enormemente grati a per lo spettacolo che ci può offrire un bellissimo tramonto. Esso non ci chiede e non ci chiederà mai nulla. E’ questo l’atteggiamento giusto che noi dobbiamo avere verso questo sentire.


sabato 2 marzo 2013

Ti auguro tanta serenità


Serenità è il termine con cui si descrive la condizione emotiva individuale caratterizzata, a livello interiore ed esteriore, da tranquillità e calma non solo apparente, ma talmente profonda da non essere soggetto nell’immediato a trasformazioni di umore, ad eccitazioni o perturbazioni. Questo è il significato odierno della serenità, tratto dal dizionario.
Personalmente, augurare ad altri serenità, mi sembra un augurio riduttivo rispetto alla grandezza e forza della vita.
Questi “santoni sereni” che sono assenti dai turbamenti e dal dolore, che accettano con abbandono del proprio spirito la sorte che il “destino” gli assegna, mi sembra che non vivano la vita vera. Sarà perché il mio motto, parafrasandone uno molto famoso è: penso, quindi vivo e gioisco.
La vita spesso non è semplice, è faticosa, dolorosa, comporta impegno, ma è vivendo con consapevolezza e conoscenza che si gusta pienamente la vita. Dobbiamo far gioire i nostri sensi guardando con stupore i magnifici paesaggi che la natura ci offre, gustare con piacere la varietà di cibo a nostra disposizione, gioire delle carezze che il nostro partner ci offre, ascoltare con trasporto la musica che più ci piace ed infine, per arrivare al massimo dell’estasi, ci sono i libri e l’arte, che fanno volare il nostro spirito. In tal modo, spesso si gioisce e qualche volta si raggiunge la felicità totale.
Dal momento che facciamo gli auguri, auguriamo il massimo, cioè la felicità; essa esiste, smettiamo di non credere alla sua esistenza.

sabato 23 febbraio 2013

Neve


Sta nevicando da qualche ora, il paesaggio è magnifico, è tutto un manto di velluto candido. Nel prato ci saranno almeno venti centimetri e la neve continua a scendere; fra non molto dovrò levarla dal piazzale e sarà un’operazione un po’ lunga. Sarà faticoso, ma mentre il mio corpo si affaticherà, non essendoci pericoli di macchine o altro, la mia mente potrà gioire nel vagare nello spazio, nel tempo, ed essere contemporaneamente immerso nel bianco paesaggio come in un quadro.
Noi pensiamo che il bianco indichi purezza, chissà se nel passato abbiamo fatto questa associazione guardando lo splendore di un paesaggio innevato?
Posso godermi questa grandiosità stando comodamente ad una finestra di casa, al caldo e ascoltando musica.
Alcune persone hanno costruito la casa, altri l’impianto termico, altri quello elettrico, altri ancora i mobili, l’impianto stereo la musica stessa, insomma alcune centinaia di persone hanno lavorato per permettermi ora di usufruire di questa meraviglia della natura, guardando semplicemente fuori da una finestra. Vi sono grato!  
Ogni inverno la natura ci mostra questo bellissimo spettacolo, forse ci vuole comunicare che essa è pura e che tutto ciò che fa, viene fatto senza malizia alcuna, ma solo perché comprendiamo che il tempo passa e che noi dobbiamo usarlo al meglio. Non dobbiamo farci ingoiare da Kronos, il dio del Tempo, non possiamo essere il suo cibo, noi, il Tempo, lo dobbiamo domare e sfruttarlo a nostro vantaggio.

domenica 17 febbraio 2013

Era meglio una volta

Diverse volte al giorno sento affermare che le persone non sono soddisfatte della loro vita perché “oggi c’è troppo”e che era “molto meglio una volta”. E’ una affermazione priva di qualsiasi fondamento logico. Come è possibile che oggi, avendo tutto ciò che i nostri avi avevano solo sognato, pensiamo che loro fossero più felici? Quando manca il pane e la fame urla nello stomaco, si piange, certo che non si gioisce!
Il motivo di tale malessere è quindi, non nel possedere tanto, ma molto probabilmente, nel “come” noi vediamo il possesso. Gli oggetti creati da noi umani devono servire per renderci la vita più semplice, per avere più tempo per noi, per facilitare gli incontri con i nostri simili, per non affaticare il corpo e per emozionarci, quando ad esempio, ascoltiamo musica. Oggi, purtroppo, crediamo che il possedere o meno un oggetto ci possa rendere felici o tristi. E’ questo l’errore che facciamo, carichiamo sull’oggetto aspettative che non gli competono; esso deve essere solo un mezzo a nostra disposizione per aiutarci ad essere felici e non fine ultimo della nostra felicità.
Cominciamo da ora, dunque, a vedere cosa sono gli oggetti realmente e vedremo che saremo meno insoddisfatti della nostra esistenza.

lunedì 11 febbraio 2013

Parole scritte

Abbiamo dei pensieri a livello embrionale, sono confusi, non riusciamo a generarli con chiarezza, poi ci capita di leggere un pensiero scritto migliaia di anni fa, non si conosce l’autore e dove è stato scritto, ma per magia noi siamo avvolti da una piacevolissima emozione: per alcuni minuti siamo in uno spazio e tempo indefiniti. E’ quello il pensiero che esitava ad uscire dalla nostra testa. Un nostro avo a distanza di migliaia di anni è riuscito a comunicare con noi. Che magnificenza, quel testo ha fatto sopravvivere con le parole scritte il pensiero dell’autore superando le barriere del tempo e dello spazio. Sembrerebbe che il nostro pensare richiami un aiuto e questo arrivi spesso dal passato: una voce scritta illumina la strada per il nostro futuro.

domenica 3 febbraio 2013

Gli spicchi del tempo.

La Natura, sapendo l’importanza del cervello, lo ha dotato di una protezione ossea; è l’unico organo così custodito; è il nostro tesoro, e va protetto nel miglior modo possibile: comincia a funzionare appena le cellule nervose si collegano fra loro e non smette fino alla morte.
Una parte del cervello presiede alle funzioni corporali, ma l’altra, quella prettamente umana gestisce i nostri pensieri; e sono questi pensieri che ci fanno comprendere chi siamo. È questa parte che può renderci felici o tristi, che presiede a tutte le nostre emozioni. Noi dobbiamo proteggere questo “pensare” e immaginarlo come una palla: che può avanzare, indietreggiare, scostarsi di lato, elevarsi, abbassarsi; e così i nostri pensieri, che devono poter tranquillamente tornare al passato, proiettarsi nel futuro, scendere, salire fino alla Luna! Devono essere leggeri e liberi di andare dalla profondità del mare agli spazi infiniti dell’universo.
Nel mio libro Viaggi nel tempo descrivo questa palla, formata da tre spicchi: passato, presente, futuro; e suggerisco che alla sera si debbano immagazzinare le cose piacevoli della giornata per poter vivere bene la vecchiaia. A distanza di un anno, ho poi capito che le due affermazioni sono strettamente legate tra loro e che la palla che avevo immaginato non era fuori da me, ma ero io stesso quella palla; io stesso sono formato da tre spicchi: il mio passato, il mio presente, il mio futuro.
La vita di un giovane, che non ha molto passato da appesantire il corrispettivo spicchio della palla, le permette di rimbalzare, muoversi liberamente e velocemente in ogni direzione, come la sua vita.
Se però noi permettiamo che lo spicchio del passato si appesantisca, senza che ci siano motivi molto validi, la palla non potrà più muoversi come prima, e non possiamo accettarlo passivamente. I rimpianti, ad esempio, pesano come piombo fuso e pertanto noi dovremmo sempre agire secondo i nostri desideri, correndo anche il rischio di sbagliare, ma non dovremmo mai avere rimpianti.
La palla della nostra vita deve quindi essere il più possibile equilibrata nei tre spicchi; e ciò è possibile: il passato e il futuro sono tempi fisici molto lughi, ma nella nostra vita psichica vanno perdendo estensione; e mentre il presente è fisicamente molto breve, nella nostra vita psichica può essere infinitamente dilatato, vivendo ogni instante come istante, ogni minuto, ora, giorno. Il vero presente non è come se un osservatore guardasse un treno in una stazione: doveva arrivare (passato) - c’è (presente) - partirà (futuro). Per noi esseri viventi, dotati di pensiero, il presente è dinamico e comprende anche il prossimo futuro!

giovedì 24 gennaio 2013

Il mio libro.


Un viaggio nel tempo, un libro. Un viaggio in noi e fuori di noi, un viaggio alla ricerca del divino nel quotidiano, del grandioso nel microscopico. Dall'universo e dalla sua creazione alla cellula e le sue funzioni, un viaggio e un libro che toccano mondi che paiono distanti e senza contatti ma che, tra queste pagine, si fanno vicini vicini e trovano una gioiosa e feconda unione. Una rieducazione sensoriale, anche; l'autore vuol mostrarci quale sia l'accesso ad una nuova vita, più serena, più giusta, e lo fa rieducando i nostri sensi: un nuovo modo di vedere, un nuovo modo di sentire e di conoscere. Perché nessuna gioia, nessuna, è possibile senza conoscenza; una conoscenza però attiva e dinamica, vitale e briosa. Un libro che è un nuovo modo di vivere, dove saggezza e semplicità, profondità e leggerezza, coesistono e coabitano nello stesso cuore, quello dell'uomo, il vero uomo. Un viaggio dal quale si uscirà diversi; un viaggio che permette di scoprire l'essenza stessa del viaggio; che non è un vagare e vagare senza sosta, ma il saper guardare il nostro mondo, quello di tutti i giorni, con nuovi occhi.

Percezione della realtà.


Il mondo reale intorno a noi è poi così reale come crediamo? Noi lo percepiamo con i nostri cinque sensi, ma essi ci mostrano solo una parte di questa realtà.
La vista, l’udito, l’olfatto, il tatto e il gusto ci mostrano solo una porzione del reale, molti animali hanno sviluppato uno dei nostri sensi molto più di noi e sicuramente avranno in loro un’altra realtà.
La nostra realtà è resa ancor meno vera se osserviamo cosa vedono in noi gli altri. Ognuno ha la propria visione e spesso addirittura opposta gli uni dagli altri, anche noi stessi qualche volta non sappiamo bene chi siamo, allora? Allora abbandoniamoci più spesso al sentire che viene dall’interno di ogni uomo dall’inizio dell’evoluzione e che forse è la realtà più vera del nostro essere.

Sistemi nervosi.


Sistema nervoso autonomo e centrale; due grandissimi sistemi che ci permettono di vivere come esseri umani. Loro si scambiano informazioni e noi esseri pensanti non ne sappiamo niente. Certo loro debbano garantire il buon funzionamento del nostro corpo, ma perché’è poi ad una domanda del sistema centrale (cioè il nostro pensare) sul funzionamento di un nostro organo non riceviamo nessuna risposta? Quante volte ho cercato di avere notizie riguardanti i miei organi interni, ma mai niente ho ricevuto. Ci è dato di esplorare il nostro corpo  solo con gli occhi e il tatto e qualche volta sentiamo brontolii provenienti dall’intestino, ma sono rumori senza un senso di comunicazione.
Certo il nostro sistema autonomo deve essere molto autonomo, il cuore deve continuare a battere anche se noi non ci pensiamo, ma il centrale è quello che fa la differenza  tra noi e gli animali. Chissà se in un tempo futuro riusciranno i due sistemi ad integrarsi maggiormente e così capire quando e come intervenire sui nostri organi appena sorge il problema?

Comunicare con gli animali.


Riusciamo a comunicare con gli animali? Quali sentimenti umani poi riusciamo a trasmettere e sentire che viene ricambiato? La comunicazione a parole o con il pensiero non abbiamo nessun riscontro di un dialogo, non sappiamo assolutamente nulla sui loro pensieri. Vediamo invece se e quali sentimenti si può avere comunicazione: odio, amore, gioia, tristezza, avarizia, rancore, invidia, gelosia, solitudine, paura, coraggio, inquietudine, lussuria, pietà. Pensando ed analizzando bene questi nostri sentire vediamo che solo di uno abbiamo un riscontro ed è l’Amore.
Sembra che l’Amore sia l’unico sentimento che noi abbiamo in comune o forse questo sentimento c’è nell’aria e all’interno di ogni essere vivente e questo ci permette di essere collegati? Credo che l’Amore sia proprio parte integrante di ogni essere e che questo sia il motore principale dell’evoluzione.

Le parole.


Le parole sono leggere, anche in assenza di vento volano e arrivano al ricevente. Qua avviene una trasformazione strabiliante; alcune parole volano via di nuovo senza lasciare traccia, altre divengono lame taglienti, altre si trasformano in macigni, altre rimangono e scavano, scavano fino quasi a distruggerci ed altre divengono dolci e ci riempiono di gioia.
E’ il donatore che fa iniziare queste trasformazioni? E’ solo il ricevente che fa tutto, o sono entrambi? Le stesse parole in tempi diversi hanno diversi risultati, quindi non sono le parole in sé che hanno questo potere, siamo noi che le pronunciamo e il ricevente che le elabora in modo diverso.
Dovremmo proprio imparare di gestire meglio questo formidabile potere, sia nel parlare che nel ricevere per non soffrire e non far soffrire.

Origine dei pensieri.


Dove e come nascono i pensieri? Sembra una domanda la cui risposta è semplice, ma lo è solo in apparenza. Il nostro pensiero nasce nel cervello, ma chi e che cosa da inizio a quello specifico pensare? E’ forse il cervello stesso che autonomamente decide l’imput iniziale? Sono forse le cause esterne che lo stimolano? Siamo noi volontariamente che lo indirizziamo? E’ qualcosa o qualcuno che in qualche modo lo guida?
Credo che alle quattro domande bisogna dare risposta positiva, anche se a prima vista la prima e l’ultima sembrerebbe l’incontrario.
A tutti, penso che sia capitato di avere un pensiero fisso, si cerca di scacciarlo e lui ritorna ancor più forte, quindi non sempre siamo noi ad aver la meglio sul nostro cervello, lui decide autonomamente cosa pensare per noi; chissà poi con quale criterio sceglie?
All’ultima domanda si può rispondere che abbiamo in noi una spinta verso la conoscenza che non è talvolta razionale, quindi qualcosa dall’esterno o intrinseco in noi influisce sul nostro pensare fino a convincerci della strada che dovremmo percorrere e lo facciamo. La prova di ciò è la nostra storia; popolazioni sicuramente separate, pur con tempi molto diversi, arrivano a fare le stesse fondamentali invenzioni: il parlare, lo scrivere, la musica, la pittura e tante scoperte scientifiche. L’uomo in ogni parte della terra ha percorso più o meno lo stesso viaggio; non può essere un caso, sicuramente c’è una guida interna o esterna che lo indirizza.

Capacità dell'uomo.


Mi trovavo sul punto più alto della collina, il mio sguardo poteva spaziare a 360 gradi e vedere molto lontano. Le case erano piccoli punti nel verde paesaggio ed io cominciai a sentirmi sempre più piccolo. Cos’ero io in confronto a ciò che vedevo? Ero solo un piccolo granello e per quanto lontano potessi guardare, ero ben cosciente che ciò che vedevo era una piccolissima parte della nostra Terra. Mi sentii una nullità, ma contemporaneamente a questa sensazione ne arrivava un’altra. Mentre il mio corpo spariva e diveniva insignificante, la mia mente poteva vedere molto più in là del paesaggio, poteva vedere la terra intera con i suoi oceani, le montagne con le punte innevate, riuscivo a vedere il sistema solare intero e parte della nostra galassia.
Era accaduto una cosa meravigliosa: mentre il corpo rimpiccioliva sempre più, la mente cresceva, cresceva. La mente umana è grandissima, riesce perfino a contenere parte della Via Lattea. Noi abbiamo un corpo piccolo, ma la nostra mente è enorme ed è aperta, perché pur immaginando e visualizzando solo spicchi della nostra galassia, la potevo poi intravedere in toto nell’insieme degli spicchi.
Oltre riuscivo solo ad intuire che l’universo è enorme e sfugge alla nostra mente. 
L’uomo quindi non è piccolo, solo la parte fisica lo è, ma non è così per la parte mentale e spirituale che può contenere il sistema solare intero.
Riusciamo ad immaginare anche l’infinitamente piccolo, vediamo gli elettroni che ruotano attorno ad un nucleo per formare un elemento.
Allora valorizziamolo meglio questo grandissimo dono che abbiamo!