giovedì 3 ottobre 2013

Le abbuffate

Per anni ho goduto del piacere di mangiare e anche un po’ bere in dolce compagnia. Non è che ciò avveniva molto spesso, ma quando capitava, ero ben contento di partecipare alla festa. Il piacere del mangiare, affiancato alla compagnia, mi riempiva di un senso di gioia che perdurava anche per alcuni giorni. Non mi risulta che vi siano stati studi per esaminare i vantaggi che vi sono dopo una bella mangiata in compagnia, ma solo studi sulle difficoltà che il fegato e altri organi vanno incontro dopo una grande abbuffata. Alcuni anni fa notai un piccolo cambiamento del mio umore il giorno dopo essermi piacevolmente goduto la serata; che strano pensai, sarà stata una coincidenza, non mi sembrava che ci fossero motivi validi per questo cambio di umore, la cosa cominciò a ripetersi ogni volta che esageravo nel cibo. Non poteva più essere un caso, il cibarsi era strettamente legato al mio umore. Per anni l’umore migliorava mentre mangiavo in compagnia e rimaneva buono per alcuni giorni successivi, ed ora dovevo fare i conti con il mio fisico, dovevo prendere atto che negli anni qualcosa era cambiato. Il mio approccio per il piacere della compagnia e della tavola non mi sembravano cambiati, perché questo cambio di umore nei giorni successivi? Che senso aveva? La digestione mi sembrava regolare e allora? La spiegazione, mia trovata, è questa: il nostro cervello per funzionare bene ha bisogno di una serie di sostanze che gli vengono portate attraverso il sangue. Quando ero giovane, anche se mi abbuffavo, il mio corpo riusciva a reagire bene e continuava a servire il mio cervello come se non succedesse nulla, anzi portava sostanze a lui gradite anche nei giorni successivi. Ora, non più giovane, le sostanze che arrivano al cervello, dopo un’abbondante mangiata non sono più le stesse, in qualche maniera porto anche “scorie” e il cambiamento di umore è l’avviso che devo cambiare il mio atteggiamento verso il cibo.    

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