Noi siamo quello che siamo per caso o per scelta? A prima vista sembrerebbe dare ragione al caso, anche perché è di uso comune affermare che siamo nati per caso, abbiamo incontrato tizio per caso, abbiamo scelto quella scuola per caso, per caso ho incontrato l’amore della mia vita, insomma sembra proprio che la nostra vita scorra sugli eventi dati dal caso. A mio avviso le cose non stanno in questo modo, il “caso” è la conseguenza di scelte fatte più o meno consapevolmente e non la ragione principe della nostra vita. Noi nasciamo per “scelta” dei nostri genitori (anche se delle volte, purtroppo, la scelta è di uno solo) e non solo, l’ovocita, tra migliaia di gameti maschili che vogliono entrare, ne sceglie uno, poi chiude di nuovo l’entrata ed è da questa scelta che deriviamo noi; se avesse scelto un altro gamete, ci sarebbe un altro al posto nostro. Vi sembrerà, al momento, una cosa di poco conto, ma se ci pensate bene, il vivere per caso è abbastanza riduttivo e avvilente, ma il vivere per scelta può cambiare radicalmente la nostra prospettiva. Da piccoli i nostri genitori scelgono per noi il cibo, gli sport, la scuola, poi man mano che cresciamo le scelte sono sempre più condivise fino a divenire quasi autonome. Il comprendere che siamo noi, con le nostre decisioni, prese giorno dopo giorno, nell’arco della nostra vita ad essere quello che siamo, ci dà la possibilità di cambiare direzione, se la strada che stiamo percorrendo non ci piace, ma nello stesso tempo, in questo modo, aumentano anche le nostre responsabilità, un conto è vivere pensando che sia il caso a condizionarci la vita e un conto è pensare che noi siamo gli artefici di ciò che siamo. Homo faber sui.
mercoledì 19 giugno 2013
lunedì 17 giugno 2013
L'abbraccio
Noi umani possiamo eseguire un gesto altamente significativo per il ricevente e che non ci costa nulla, eppure siamo molto restii a farlo spesso è: un abbraccio. Certo lo facciamo in tante occasioni, perché esso ha assunto, a differenza delle parole, vari significati. Abbracciamo i bambini per dimostrare il nostro affetto, facciamo lo stesso gesto quando un nostro compagno raggiunge una meta, sempre con l’abbraccio vogliamo fare sentire la nostra vicinanza ad un dolore o vogliamo dimostrare l’amore che ci lega al prossimo. Ci sono poi gli abbracci di chi finge di abbracciarti e in realtà ti pugnala, quello freddo e di consuetudine che, per le emozioni sterili che lascia, è peggio di un distacco e quello che ti abbraccia per non trasmettere qualcosa di positivo, ma per trattenerti a sé e non per lasciarti andare. Questi sono falsi abbracci e prima o poi li dovremo abbandonare se vogliamo crescere come uomini. Sarà un tempo lontano? Spero di no! Nel frattempo, secondo me, noi non dovremmo aspettare le “occasioni”, lo dovremmo fare spessissimo e in silenzio. E’ così piacevole abbandonarsi ad un abbraccio senza secondi fini, non ci sono controindicazioni e allora perché non lo cominciamo a fare ogni volta che ci capita l’occasione?
mercoledì 12 giugno 2013
Il cardellino
Sto guardando e ascoltando da qualche minuto un cardellino che si trova su di un ramo di glicine molto vicino alla mia finestra, è magnifico, non devo fare nessun movimento se desidero ancora ascoltare il suo melodioso canto. Sento più lontano il gracchiare di una cornacchia e i miei occhi si girano verso lei, che “brutta”, un attimo fa i miei occhi si deliziavano nel vedere un uccellino tutto colorato, e così le mie orecchie ascoltavano con piacere un canto delizioso e ora vedono la cornacchia: grigia e nera che ha anche un “canto”stridulo e brutto. E’ incredibile il nostro condizionamento mentale, guardiamo sempre la vita che ci è attorno come se noi fossimo gli imperatori dell’universo, è vero siamo stati buoni, abbiamo salvato tutte le specie animali esistenti dal diluvio, ma non possiamo sempre considerarci i padroni della terra, è ora di finirla con questa storia, cominciamo a rispettare ogni forma di vita che c’è sulla terra. Non possiamo uccidere i piccoli della foca per farci pellicce, non possiamo uccidere gli elefanti per le loro proboscidi e farne dei monili! Noi stiamo facendo un percorso verso un “qualcosa” e lo facciamo assieme a tutto ciò che esiste qua sulla terra e se abbiamo più intelligenza, adoperiamola, non continuiamo a pensare che il tutto sia a nostra completa disposizione.
giovedì 6 giugno 2013
Fiori
Tutti riconosciamo nei fiori delle bellissime opere d’arte, li amiamo talmente tanto che essi ci accompagnano per tutta la nostra esistenza. Appena nati, a nostra madre vengono donati fiori e questo si ripeterà per ogni avvenimento significativo della nostra vita fino alla nostra morte e anche oltre. Ad ogni singolo fiore abbiamo dato anche un significato psicologico e per questo dobbiamo fare molta attenzione quando desideriamo regalare dei fiori a qualcuno. Ci sono spendide leggende che accompagnano il loro nome; ricordo quella dei non ti scordardi me: mentre Dio stava dando il nome ad ogni pianta, a lavoro ormai ultimato, sentì un vocina provenire dal prato che diceva: «Non ti scordare di me…», perché il povero fiore azzurro, piccolo tra alti fusti, era passato inosservato e rimasto senza nome. Così Dio disse: «Questo sarà il tuo nome» e da allora li chiamiamo nontiscordardimé.
Le piante, però, hanno cominciato la loro esistenza senza fiori. E’ stato con la nascita degli insetti che si sono evolute, creando fiori che potessero attirarli così da essere fecondate, senza affidarsi solo al vento. E’ grazie all’evoluzione piante-insetti che esiste una così grande varietà di fiori dei cui colori, forme e profumi possiamo godere; cerchiamo di ricordarlo, quando davanti ad un insetto ci ritraiamo quasi disgustati per quello che riteniamo, sbagliando, la sua bruttezza.
lunedì 3 giugno 2013
La paura
L’altra sera ero davanti al camino, guardavo le lingue del fuoco, ascoltavo gli scricchiolii della legna, assorbivo con piacere il calore che emanava e la mia mente vagava indietro nel tempo, quando noi umani temevamo il fuoco. La paura di allora si è trasformata in un piacere, semplicemente perché oggi conosciamo cos’è. Quante nostre paure, con il passare del tempo non sono più tali! Temevamo che il sole, una volta tramontato, dovesse lottare per risorgere e se avesse perso la battaglia? La paura, che era necessaria per salvarci la vita, sta divenendo, per noi, un problema. Ora che non temiamo la natura, le bestie feroci, il mare, ma chiaramente conosciamo il pericolo e ci avviciniamo a loro con rispetto, abbiamo sempre più paura, purtroppo giustamente, dei nostri simili. E’ una paura atavica, Caino uccise Abele, ma dobbiamo pur progredire, abbiamo fatti passi enormi verso la conoscenza e nessuno verso il nostro simile. Incredibile! Mi sembra che le paure di oggi riguardano noi stessi e il rapporto nostro verso gli altri, abbiamo paura della morte, non vogliamo più invecchiare e diffidiamo del nostro simile perché “conosciamo” gli eventuali pericoli che possono derivare da loro, ma non è una vera conoscenza sull’umanità; quando avremo compreso il nostro ruolo nell’universo penso che anche queste paure scompariranno.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)




