domenica 27 ottobre 2013

Il silenzio

Una piccola isola sul lago Orta è dedicata al silenzio, le vie sono così intitolate:
Ascolta il silenzio.
Ascolta l’acqua, il vento, i tuoi passi…
Nel silenzio accetti e comprendi.
Il silenzio è il linguaggio dell’amore. Il silenzio è la pace dell’Io.
Il silenzio è musica e armonia.
Il silenzio è verità e preghiera.
Nel silenzio incontri il Maestro.
Nel silenzio respiri Dio.
Vi è inoltre la via della meditazione e che dice così:
Ogni viaggio comincia da vicino.
I muri sono nella mente.
Apri il tuo essere.
Il momento è ora, qui, adesso.
Abbandona l’io e il mio.
Accettati, cresci, matura.
Sii semplice, sii te stesso.
Il saggio sbaglia e sorride.
Se arrivi ad essere ciò che sei, sei tutto.
Quando sei consapevole, il viaggio è finito.
 Il silenzio non tutti sono pronti ad ascoltarlo, siamo troppo impegnati a correre, non abbiamo tempo per nessuno, neanche per noi. Molto spesso il tempo ci sfugge, stiamo facendo una cosa, che, anche se ci piace non la gustiamo, perché stiamo pensando a quello che dovremo fare dopo. Chi non è in pace con se stesso il silenzio non è piacevole, può essere anche angosciante. Prima di godere del silenzio occorre essere in pace con se stessi e questo è molto impegnativo.

La via della saggezza, per poter gustare la vita e gioire. Allora la conosciamo! Molte persone del nostro passato l’hanno compresa e indicata, cosa aspettiamo a seguirla? Almeno proviamoci! Ascoltiamo le parole scritte provenire dalla nostra storia, altrimenti cosa serve l’esperienza? E’ incredibile, diamo retta a dei falsi profeti, poi non seguiamo gli insegnamenti giusti; è vero, per questi insegnamenti, occorre impegno, tanto impegno ed è faticoso, ma non possiamo far altro, se vogliamo divenire saggi. Le strade semplici e l’ingnoranza non portano a nulla, servono solo a peggiorare le situazioni per noi e per l’umanità.

lunedì 14 ottobre 2013

La modestia

La modestia viene comunemente considerata una bella virtù, ma per esperienza personale io non la considero più tale. Sono andato a vedere cosa viene detto sulla modestia e incredibilmente ci sono stati nel passato pareri opposti, chi dice che è virtù e chi invece la considera un difetto.
Aristotele: La modestia non può essere detta una virtù, perché assomiglia più ad una sofferenza che una qualità.
Giovanni Papini: La modestia è la forma più insulsa dell’orgoglio.
Alessandro Manzoni: La modestia è una delle più amabili doti dell’uomo superiore.
Ci sono anche i proverbi sulla modestia e questi propendono a non considerare la modestia una virtù.

Come si vede non c’è accordo ora e neanche nel passato. Io penso che la modestia a livello teorico sia una virtù, ma essa messa in pratica risulta sempre non essere tale. Se il modesto non fa vedere quello che sa fare, nessuno lo sa e il suo sapere diviene spreco. Questo tutto sommato riguarda solo lui, ma quando chiediamo qualcosa ad un modesto, questo comincia a dire che non sa se riuscirà a risolvere il problema, lui ci promette che proverà. Lui però è già a conoscenza della risoluzione, ma fa cadere tutto dall’alto (per modestia) e dopo qualche tempo arriva la soluzione di quanto richiesto, dicendo che è stato difficile, non sapeva se riusciva, ma alla fine ce la fatta. Noi allora non sappiamo come sdebitarci di fronte a tale impegno, ma se il modesto non fosse tale e ci avesse semplicemente detto: Guarda che io conosco la soluzione, basta fare in questo modo, noi non staremmo in pena per giorni e sapremmo come ringraziare, senza sentirci ingrati verso il modesto. Questa è chiaramente la mia opinione, ma suffragata dall’esperienza.  

giovedì 3 ottobre 2013

Le abbuffate

Per anni ho goduto del piacere di mangiare e anche un po’ bere in dolce compagnia. Non è che ciò avveniva molto spesso, ma quando capitava, ero ben contento di partecipare alla festa. Il piacere del mangiare, affiancato alla compagnia, mi riempiva di un senso di gioia che perdurava anche per alcuni giorni. Non mi risulta che vi siano stati studi per esaminare i vantaggi che vi sono dopo una bella mangiata in compagnia, ma solo studi sulle difficoltà che il fegato e altri organi vanno incontro dopo una grande abbuffata. Alcuni anni fa notai un piccolo cambiamento del mio umore il giorno dopo essermi piacevolmente goduto la serata; che strano pensai, sarà stata una coincidenza, non mi sembrava che ci fossero motivi validi per questo cambio di umore, la cosa cominciò a ripetersi ogni volta che esageravo nel cibo. Non poteva più essere un caso, il cibarsi era strettamente legato al mio umore. Per anni l’umore migliorava mentre mangiavo in compagnia e rimaneva buono per alcuni giorni successivi, ed ora dovevo fare i conti con il mio fisico, dovevo prendere atto che negli anni qualcosa era cambiato. Il mio approccio per il piacere della compagnia e della tavola non mi sembravano cambiati, perché questo cambio di umore nei giorni successivi? Che senso aveva? La digestione mi sembrava regolare e allora? La spiegazione, mia trovata, è questa: il nostro cervello per funzionare bene ha bisogno di una serie di sostanze che gli vengono portate attraverso il sangue. Quando ero giovane, anche se mi abbuffavo, il mio corpo riusciva a reagire bene e continuava a servire il mio cervello come se non succedesse nulla, anzi portava sostanze a lui gradite anche nei giorni successivi. Ora, non più giovane, le sostanze che arrivano al cervello, dopo un’abbondante mangiata non sono più le stesse, in qualche maniera porto anche “scorie” e il cambiamento di umore è l’avviso che devo cambiare il mio atteggiamento verso il cibo.